"Nooo, povere bestioline!"
"E invece sì, proprio così non c'era niente di
male, te lo assicuro"
Beniamino guardò la nonna dal sotto in su; era raro
che fosse lui a disapprovarla.
Molto più
frequente il contrario, anche se sua nonna lo difendeva, lo coccolava, lo
consolava, lo viziava...e la mamma, con ironia, parlava di un misterioso
mestiere delle nonne, mentre quando era bambina lei fioccavano sculaccioni e divieti.
"Non vedevamo l'ora che il cielo scurisse, nelle
serate di giugno. L'arrivo dell'estate portava le vacanze, le corse con le ali ai piedi per raggiungere i posti
magici nella campagna.
Le pedalate con
quella bicicletta sgangherata sullo
stradone polveroso e assolato, che si inoltrava tra i campi di grano, biondi di
spighe mature, con il rosso dei papaveri che qua e là si addensavano in macchie
vermiglie.
Si faceva a
turno a pedalare e a farsi trasportare sul portapacchi sistemato sulla ruota
posteriore e le buche e i sassi dello
sterrato si facevano sentire, ma non importa."
Ma alla sera, quando gli ultimi carri agricoli erano
rientrati ed i rari trattori avevano finito di rombare e sollevare polvere,
l'oscurità restituiva la quiete e il silenzio alla campagna.
La luna si
vedeva appena, un cerchio o una falce pallidissima nel cielo di cobalto: le
stelle ancora invisibili.
E' un momento
di attesa, sospeso tra il giorno e la notte.
Quando il buio stringe un po' di più, il coro dei
grilli è pronto ad accordare il suo canto, dall'erba ancora calda del sole
della giornata. Qualche assolo di usignolo riempie l'aria di gorgheggi, una
melodia aggraziata e struggente.
Dai fossi
rispondono i ranocchi, con il loro
gracidare uniforme e ossessivo.
Ecco che
comincia lo spettacolo luccicante e magico delle lucciole.
Vagano tra le spighe, sui cigli umidi, tra i rami
delle siepi e i tralci delle viti.
"Fanno luce al grano", dicevano i vecchi e i
bambini si stupivano per quel compito così speciale. Ma sono le lucciole ad essere speciali. Quel
lumicini intermittenti, come brevi
sospiri luminosi, quelle lucette che vagano nella notte, non c'è niente di più
affascinante per risvegliare la fantasia.
E non poteva mancare un gioco, che i bambini
puntualmente mettevano in scena, quasi una danza, con l'accompagnamento
ripetitivo e rituale di una canzoncina sussurrata con voce invitante, che in un
crescendo sempre più imperativo, doveva servire a persuadere i piccoli insetti
luminescenti a farsi catturare:
"Lucciola Lucciola, vien da me,
ti darò il pan del Re,
il pan del Re e della Regina,
Lucciola Lucciola vieni vicina!"
E, se la caccia riusciva, il piccolo insetto si
trovava rinserrato nel palmo della mano, che delicatamente si stringeva, per riaprirsi
solo a casa, quando l'animaletto veniva messo sotto un bicchiere rovesciato e
lì, coperto da un tovagliolo o un fazzoletto, doveva restare tutta la notte!!
Il freddo cilindro di vetro al posto della cupola
immensa della notte, trapunta di stelle, tremule lucciole dell'Universo.
I bimbi a letto, pieni di speranza, a sognare
altri immensi campi splendenti di
lucciole.
Al risveglio la curiosità e l'attesa vincevano la
voglia di rimanere ancora un po' nel letto e via, di corsa a vedere cos'era
successo alla piccola prigioniera sotto il bicchiere e già togliendo il
fazzoletto si vedeva qualcosa che la sera precedente non c'era: il brillare
metallico di una moneta e lì accanto, un po' provata dalla notte di prigionia e
dalla produzione dello spicciolo, la luccioletta che così, alla luce del
mattino, rivelava un aspetto modesto e inerme, piccolo insetto nero e smarrito.
Allora il bambino, felice per quel piccolo tesoro,
metteva a tacere quel puntino di rimorso che sentiva dentro liberando la
luccioletta e la depositava sulla prima zolla erbosa vicino alla casa, con
accanto una briciola di pane, non si sa mai!
Era passato un po’ di tempo da quelle storie della
nonna, di lucciole e di spiccioli, ma Beniamino non le aveva mai dimenticate.
All'arrivo dell'estate, nelle sere di giugno ,"Eccole" pensava,
aprendo la finestra alla ricerca di un po' di fresco, quando comparivano quasi
per incanto i lumicini baluginanti nella notte.
Erano così familiari e attese, le lucciole, che gli pareva di conoscerle per
nome: Lucetta, Luciana, Lucy, la cugina inglese, Lucilla, Lucia, Lucinda...
che bella questa storia che mi riporta bambina. qui le lucciole ci sono ....la filastrocca che canta la cantavo anche io da bimba le mettevo sotto un bicchiere sul tavolo quando ero in campagna d estate coi miei, e al mattino non c eran + le lucciole ma c'era un soldino....
RispondiEliminaCiao Fiore,
Eliminaerano bei tempi dove c'era spazio per i giochi e la fantasia.
E' bello ricordarli oggi, dopo tanto tempo e tanta vita, è come rivivere quei momenti e quegli affetti:)
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EliminaBellissima!!!
RispondiEliminaUn abbraccio
Emy
Grazie Emy, ricambio con affetto:)
EliminaBella e molto poetica. Mi hai fatto scoprire una cosa che non sapevo, conosco la filastrocca, però la prima volta che l'ho sentita era cantata in un nastro con delle ninne nanne e aveva una musicalità molto dolce che mi è piaciuta subito e a scuola nel momento del riposo spesso la utilizzavo, ma non sapevo la storia del soldino, ora che lo so la filastrocca ha molto più senso. Io avevo trasformata a mio modo il finale, con lucciola lucciola birichina e la seconda volta lucciola lucciola piccolina :)
RispondiEliminaBuona settimana dolce Marilena
Ciao Anna Maria,
Eliminachi è vissuto come noi con i bambini conosce quanto sia bello scoprire le loro emozioni attraverso le nostre parole narrate, che avvicinano i piccoli alla Natura passando per la magica strada della fantasia:)
Ma che bella!! Una storia fatta di cose che hanno il buon sapore della semplicità.
RispondiEliminaUn abbraccio
Flavia
Grazie Flavia,
Eliminala semplicità della vita di campagna; considero una fortuna l'averne conosciuto gli ultimi aspetti genuini; adesso le cose sono cambiate, ma resta ilpartimonio dellamemoriadatramandare alle nuove generazioni:-)
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