che la diritta via era smarrita


Non è la  metafora dantesca, ma , alla lettera, mi sono persa sul Monte Legnaio.
E 'una bassa collina che limita il mio paese, Vecchiano,  a Nord  Ovest, squarciata dall'escavazione di pietra da costruzione e ormai nessuno spera più in progetti di ripristino. Ecco che il triangolo quasi verticale  di pietra viva ormai da anni caratterizza in negativo il paesaggio per chi arriva dal mare.


Poco più in là, un  ripidissimo sperone di roccia ospita il Santuario della Madonna di Castello, che riassume e simboleggia tutta la nostra storia paesana.
Il bosco del Legnaio, le sue pendici coperte di cespugli di ginestre e di mirto, interrotti da uliveti adesso in buona parte recuperati, le tante specie di erbe  e bacche e cespugli: un luogo conosciuto e familiare, dal quale l'occhio spazia verso il paese e  il piano coltivato, con il Serchio che fa da confine, il Lago di Massaciuccoli e poi si perde nella linea lontana dei monti e nel luccichio del mare.
Eppure in questo posto così nostro e vicino, stamattina mi sono persa, in un modo che ha qualcosa di illogico e di assurdo.
Per ottenere il favoloso liquore di Mirto che da un po' di tempo arricchisce la nostra collezione di liquori fai da te, mio marito ed io  abbiamo approfittato di una mattina dolcissima, i ragazzi entrambi occupati con i loro amici .
Le bacche erano pochissime e, un po' per cercare, un po' per curiosare, contrariamente alla mia abituale prudenza, ho cominciato a salire lungo il fianco del monte e dal sentiero basso mi sono trovata  in una posizione dalla quale era difficile tornare indietro ed ho ritenuto opportuno continuare a salire per scollettare sul sentiero più in alto. Valutazione estremamente sbagliata, perché dalla mia posizione il percorso era difficile e pericoloso, fuori da ogni traccia di passaggio.
Il Legnaio non è il K2, ma nemmeno io sono Messner.
Senza abbandonare il sacchetto con una manciata scarsa di bacche e un altro con un  po' di muschio, in alcuni tratti procedevo a quattro zampe, sembravo Gollum con il suo "tessoro", mi venivano in mente le peggiori conseguenze.
Come in un labirinto beffardo, spesso mi trovavo in un punto chiuso, dove il muro a secco era troppo alto  e cespugli e rovi non solo chiudevano il passaggio, ma rendevano rischioso ogni spostamento. Un bastone rimediato mi ha aiutato a saggiare il terreno e  sono andata avanti, quasi sempre a caso, sempre più scoraggiata.
Ho chiamato, tante volte, ho pianto, ho gridato, ho pregato.
Qualche pallottola di cacciatore poco lontano aumentava la mia angoscia e il cellulare alla mia chiamata  per Antonio restituiva il messaggio vocale ...
Cercavo di dare una logica al mio percorso, dirigendomi verso Est, in direzione del paese, e verso l'alto, in direzione del sentiero conosciuto, ma è più facile adesso scriverlo che stamani metterlo in pratica.
Il piano B consisteva nel chiamare mio fratello e dare l'allarme. Pazienza per tutti...
Ho proseguito con qualche tentativo prima di ricorrere all'ipotesi più realizzabile, quando, superando l'ultimo muro a secco, per me un'impresa disperata, come tutto il cammino fino lì, sono arrivata all'attacco del sentiero cercato.
Mi è sembrata la via del paradiso e ho ringraziato il Signore.





Ho iniziato la discesa, sono arrivata alla  macchina, ho proseguito verso il punto da dove ero partita, sempre più affannata e stanca, sudata e tremante nello stesso tempo e chiamavo a squarciagola, finchè Antonio non mi ha risposto.
Al crollo della tensione è corrisposto il crollo fisico delle poche energie rimaste.
Lui, con appena una sfumatura di durezza nella voce, mi ha chiesto da lontano " Cos'hai fatto? " ed io, che di solito abbondo in parole ho risposto "Niente!".
Mi ha abbracciato e consolato, ho sentito che era freddo di sudore gelido.
Mi sono seduta su un sasso e mi sono messa a piangere. Poco dopo ridevo: reazione mista, la chiamano gli psichiatri.
Abbiamo intrapreso la via del ritorno, raccontandoci le reciproche ansie e paure: lui mi cercava in basso, temendo una mia scivolata o caduta ed avendo ben presente la mia difficoltà a salire, io andavo verso l'alto, nella direzione opposta..."Non lo diciamo a nessuno, è da imbranati..." ed infatti sono qui a scriverlo sul blog.
Il tutto in un fazzoletto di bosco, pochi metri quadrati di monte, a due passi da casa...ma poi intervengono tutti i se e i ma...
Ho avuto la prova che il mio cuore e  le mie gambe  sono ancora in buone condizioni, il mio cervello no comment.



3 commenti:

  1. Ciao!!! Mi dispiace per la disavventura che ti è capitata, anche io quando vado in montagna (rare volte) ho la sensazione di perdere l'orientamento a causa della bellezza della natura che ci circonda e ho sempre paura di smarrire la strada del ritorno, proprio come è successo a te! buona settimana! =)

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    1. Ciao Elisa,
      e pensare che ero a due passi da casa, è incredibile, ma avevo paura davvero!

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  2. Great blog, thanks for posting this.

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