Profumo di resina


La "Lacrima Christi" evoca piuttosto la settimana santa, ma per la nostra famiglia era una nota ricorrente del nostro modestissimo e sereno Natale pre-consumistico, poiché con un troneggiante pandoro ( quello nella scatola blu, con i leoni rampanti dorati, tanto per non fare nomi ) ed un'altrettanto rituale bottiglia di spumante dolce, costituiva il garbato omaggio natalizio del più importante fornitore del nostro piccolo negozio, al quale, grazie all'avveduta e prudente amministrazione materna, dovevamo, se non la vagheggiata prosperità, la nostra consapevole e decorosa sopravvivenza.
Ma la porta si apriva sul gelo dell'inverno, umido e ventoso, del nostro paese al limite della palude, mitigato appena dal caminetto fumoso e amatissimo delle nostre Befane, ieratiche e incantate, non solo per lasciar entrare quel gustoso dono, ma soprattutto per far posto all'alberello di pino, strappato da mio padre ( quanta forza, lui sempre così mite!) ai fianchi della collina ancora in buona salute ecologica e, senza nessun rimorso ambientale, trapiantato nella nostra casa, ad occupare quasi tutta una stanza ( eppure fuori sembrava così piccolo...), con un profumo di resina che qualche volta, in sogno, sono certa di sentire ancora.

2 commenti:

  1. Che racconto meraviglioso e quanta malinconia, si, forse eravamo migliori e piu' contenti nella nostra semplicità. Un abbraccio Marilena carissima!

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    1. Scrivere i propri ricordi è come rivivere quel tempo meraviglioso.
      Eppure non avevamo le troppe cose che adesso ci condizionano, ma quello che avevamo era molto prezioso.
      Ricambio il tuo abbraccio e ti ringrazio:)

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