"Varanta 'indici"


 

Nei tempi passati, quando l'istruzione elementare non era ancora  alla portata di tutti, il sistema di contare con l'ausilio delle dita restava anche dopo, quando, da adulti, ci si trovava di fronte a compiti e lavori duri e pesanti: l'istruzione era poca e la fatica era molta!
Questo non precludeva la strada a soluzioni originali e creative in funzione del controllo del proprio operato.
A Vecchiano è rimasto nella memoria di tutti un episodio accaduto tanti anni fa.
Un nostro compaesano dell'epoca sapeva contare fino a 40.
Preparava le fascine di legna fine e le allineava al margine del campo.
Un giorno che ne aveva preparate un bel po' e gli fu chiesto quante erano, lui ne contò 40 e poi, ripartendo da uno, altre 15:
"VARANTA 'INDICI!" fu la somma che sostituì in modo pratico e preciso il risultato 55 che avrebbe voluto l'aritmetica "ufficiale".
Quell'episodio fu tramandato e  raccontata, tanto che "Varanta'indici",secondo un uso paesano che ancora sopravvive, divenne il soprannome della famiglia e anche il nome locale della via dove i discendenti  abitano tuttora, che si chiama "via di Bandecca" solo per il Comune, la Posta e i forestieri.

Se il detto "la matematica non è un'opinione" rappresenta una verità inconfutabile, anche nel modo di contare ci sono delle varianti  valide, purché si raggiunga lo scopo!
Tra i  proverbi sul tempo e le stagioni, uno dei più oggettivi, e anche forse il più famoso, è quello che recita:

 
"Trenta dì conta novembre,

 con aprile, giugno e settembre;

di ventotto ce n'è uno

tutti gli altri ne han trentuno"


 Oggettivo ed esatto rispetto ad altri decisamente più fantasiosi e suggestivi, la sua precisone matematica più che un proverbio ne fa un promemoria ad uso chi coloro che desiderano far mente locale sul numero dei giorni dei mesi dell'anno.

La rima e l'andamento dei versi in forma di  filastrocca  facilitano la memoria ed anche i bambini più piccoli vanno fieri della loro piccola competenza temporale e non mancano di esibirsi e farlo notare, giustamente compiaciuti.
Sono le piccole sicurezze che aprono la strada a quelle successive.

Un atro modo empirico di computare i giorni dei mesi è quello di chiudere la mano a pugno e contare i mesi, attribuendo 31 giorni a quelli che si nominano toccando le nocche e 30 giorni a quelli che capitano negli spazi intermedi. L'operazione si ripete per due volte, ripartendo dalla stessa nocca e, ovviamente, Febbraio fa eccezione: di ventotto ce n'è uno.

Anche questo è un sistema facile da interiorizzare per i bambini, come tutto ciò che si può riferire, nei primi apprendimenti, al proprio corpo,del quale si sta diventando a quell'età sempre più consapevoli, nella strada per la conquista dell'identità e dell'autonomia.

"So contare con le dita,

disegnar con la matita

e la scuola è già finita!"


I bambini della scuola dell'infanzia amavano questa filastrocca, che preludeva alle sospiratevacanze estive.




Anche la musica, immagine sonora dell'armonia della natura,  ci viene incontro per tenere il conto della durata dei mesi, basta dare un 'occhiata ai tasti del pianoforte

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